E se il problema non fosse il treno?
- Nicola Arnese
- 17 mag
- Tempo di lettura: 2 min

Ero su un treno. Un regionale, niente di romantico. Non sfrecciava tra i vigneti al tramonto, né si perdeva tra le montagne innevate. Era un treno normale. Di quelli con i sedili un po’ stanchi e l’altoparlante che gracchia.
Aveva qualche minuto di ritardo. Nulla di drammatico.
Ma la testa, quella, era già partita.
“E se perdo la coincidenza?”
“E se il prossimo è pieno?”
“E se arrivo tardi?”
E così, mentre il treno ancora arrancava tra i campi, io già correvo. Col pensiero, s’intende.
Non ero più lì. Ero già in stazione, già in corsa col trolley, già a cercare l’orario sul tabellone, già a scusarmi con qualcuno per un ritardo che, per ora, esisteva solo nella mia testa.
È una strana cosa, la mente. Ti fa viaggiare senza biglietto. E a volte, senza motivo.
Succede anche quando il problema è piccolo. Un incastro che salta, una risposta in ritardo, un appuntamento che slitta. E invece di prepararci a scendere con calma, pronti a reagire se serve, cominciamo a costruire scenari. Con molta fantasia e poca utilità.
Il presente, intanto... Non sentiamo più il rumore delle rotaie, non ci accorgiamo di chi abbiamo accanto, non vediamo neppure che il sole, nel frattempo, è tramontato.
Ci perdiamo lì, nella nebbia e nei dubbi dei “se”.
E poi, come spesso accade, succede qualcosa di imprevisto.
Ma non di quelli brutti.
Il treno della coincidenza è anche lui in ritardo.
Oppure qualcuno ci fa un cenno e ci indica la via più veloce.
O magari… ce la facciamo. Con un pizzico di fortuna e il fiato corto.
E in quel momento, quasi ci si vergogna un po’. Di tutto quel trambusto mentale. Di quella corsa che non serviva. Perché alla fine era solo un passaggio. Solo un altro binario.
Serviva solo essere un po’ piùpresenti.
Presente è una parola semplice. Quasi concreta.
Vuol dire: dove sei, adesso?
Cosa puoi fare, proprio qui?
Magari solo allacciarti le scarpe.
O prepararti a scendere con calma.
O, semplicemente, tornare a respirare.
Quel giorno, la coincidenza l’ho presa.
Non so bene come. Forse per un soffio.
Ma non è questo il punto.
Il punto è che, forse, la prossima volta posso restare un po’ di più dove sono.
Sul treno. Con me. Senza scappare via coi pensieri.
Perché i treni passano. Le coincidenze anche. E quasi sempre, la strada si trova.
Anche quando non si sa bene dove porta.
Essere presenti non è sempre facile, soprattutto quando la mente corre più veloce dei nostri passi. Ma ogni momento è un’occasione per rallentare, osservare e tornare a noi stessi. Se anche tu ti ritrovi spesso a viaggiare con la testa anziché con i piedi per terra, potresti scoprire che un accompagnamento consapevole può fare la differenza. Esplora come il coaching può aiutarti ed eventualmente accedi a un ciclo pro bono con me. Nicola Arnese offre queste sessioni nei suoi momenti liberi per non creare conflitti con altri impegni professionali. Potrebbe essere necessaria una certa flessibilità nella pianificazione.