L'arte sottile di ascoltare e scoprire il mondo degli altri
- Nicola Arnese
- 28 apr
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 29 apr
A volte basta una chiacchierata per sentirsi più leggeri, come dopo una passeggiata al mare. Curiosamente, non sono tanto le parole a fare la magia, quanto qualcosa di molto più semplice e raro: ascoltare e stare in silenzio.
Già, perché ascoltare davvero è un mestiere sottile. Non si tratta solo di stare zitti mentre l’altro parla. È molto di più. È come sporgersi dalla finestra e guardare il panorama di un altro senza volerlo cambiare, senza mettere mano al paesaggio.
In ogni incontro, che sia un pranzo domenicale o una coda alle poste, il vero miracolo sta in quello che l’altro riceve, non in quello che pensiamo di dire. E succede qualcosa di bello quando chi ci sta davanti si sente accolto senza essere giudicato.
Ascoltare è dimenticarsi per un momento di avere ragione, di dare consigli, di offrire soluzioni brillanti. È fare spazio. È stare accanto, come si sta accanto a un fuoco: senza troppi discorsi, ma con la certezza che il calore arriva lo stesso.
E poi c'è il silenzio.
Non quello imbarazzato di chi non sa che pesci pigliare, ma quello scelto, voluto. Un silenzio che sa aspettare, che sa dare tempo, che non ha fretta di riempire ogni vuoto. Perché a volte, nelle pause tra una parola e l’altra, si nascondono i pensieri più veri.
Non è facile, eh.
Stare zitti mentre nella testa ti frullano idee, soluzioni e commenti è una piccola impresa eroica. Però ne vale la pena. Perché nel silenzio giusto le persone trovano le proprie risposte, senza bisogno che qualcuno gliele metta in bocca.
Allenarsi a questa arte antica richiede pazienza e, diciamolo pure, un po' di fatica.
E ogni tanto, se siamo fortunati, arriva qualcuno che ci dice come siamo stati bravi ad ascoltare, o magari ci fa notare che avremmo potuto farlo meglio. Anche questo è un regalo. Perché a migliorare, alla fine, non si finisce mai.
Così, fra un ascolto attento e un silenzio ci avviciniamo un po’ di più agli altri. E forse anche a noi stessi.
Ora che il Natale si avvicina, potremmo farci un pensiero: invece di cercare parole perfette, regali scintillanti o frasi da biglietto, potremmo semplicemente offrire un po' di ascolto vero.
E magari tacere, quando serve. A volte il dono più grande è proprio non dover dire niente.