Quando finisce l’olio nasce un’idea nuova
- Nicola Arnese
- 11 mag
- Tempo di lettura: 3 min

L’altra sera, rientrando a casa, ho incontrato il mio vicino. È uno che cucina con le mani ma soprattutto con il cuore. Di quelli che, quando ti versano il vino, ti guardano negli occhi e sembra ti dicano: “Stai tranquillo, mo' ci pensiamo noi.”
Era davanti al ristorante, con la giacca slacciata e l’aria di chi ha appena attraversato un imprevisto e, tutto sommato, è ancora vivo. Ci siamo messi a parlare.
Mi ha raccontato che il locale era pieno. Tavoli occupati, clienti sereni, piatti che uscivano dalla cucina come se li suonasse un’orchestra. Poi, all’improvviso, il colpo di scena: era finito l’olio.
Sì, proprio l’olio. Quello buono, extravergine, quello che non si nota finché c’è, ma se manca ti accorgi che nulla sa più di niente.
“Che fai quando finisce l’olio?” mi ha chiesto.
Il suo racconto, da un lato, metteva ansia. Dall’altro, mi incuriosiva. Perché lo conosco, so come ragiona. Nelle aziende lo chiamano “mindset”. Lui lo chiama semplicemente “andare avanti e fare”.
È uscito in sala, ha chiesto attenzione, ha raccontato come stavano le cose, senza vergogna e senza drammi.
E poi ha proposto una cosa semplice: niente più cene a due, ma un’unica tavolata.
Piatti da condividere, inventati con quello che c’era. Alcuni ingredienti mancavano, sì. Ma altri c’erano. E quelli li avrebbero usati tutti.
La gente lo ha guardato, ha fatto una pausa, e poi... ha applaudito. Ma non per educazione.
Perché aveva capito.
Hanno spostato i tavoli, cominciato a parlare, a scambiarsi piatti e nomi. È diventata una festa. Non quella che si aspettavano, ma forse proprio per questo, più bella.
“Alla fine,” mi ha detto, “forse nessuno ha mangiato quello che voleva. Ma tutti hanno trovato qualcosa che non sapevano di cercare.”
Una frase così, detta tra una sigaretta e un bicchiere d’acqua, vale più di tanti libri di marketing o sulla leadership
.
Perché ci sono situazioni che si aggiustano solo se smetti di volerle aggiustare. Se ti siedi, accetti che qualcosa manca e cominci a ragionare con quello che è rimasto.
In azienda, nei progetti, nei gruppi di lavoro: l’olio prima o poi finisce. Cambia un cliente, salta una fornitura, crolla un piano preparato da settimane. E allora che fai? Ti aggrappi a quello che avevi previsto? Oppure alzi lo sguardo, dici la verità e inventi qualcosa di nuovo?
La verità, se detta con rispetto, non pesa. Anzi, alleggerisce.Fa spazio alle idee, alla fiducia. Le persone non vogliono comandanti infallibili. Vogliono qualcuno che abbia il coraggio di dire: “Così com’era non si può fare. Ma qualcosa insieme possiamo tirarlo fuori.”
Alla fine, ci sono serate in cui il menù cambia. Così, senza chiedere permesso. Alcune cose spariscono, altre si trasformano. Ma se si resta svegli, curiosi, gentili… qualcosa si trova sempre.
E poi, diciamolo: non sono forse proprio le cene impreviste quelle che si ricordano con più piacere?
A volte basta finire l’olio per scoprire un modo nuovo di stare insieme. Se ti capita una situazione in cui manca “l’ingrediente giusto”, forse è il momento di trasformarla in qualcosa di diverso, di condiviso, di autentico.Esplora come il coaching può aiutarti ed eventualmente accedi a un ciclo pro bono con me. Nicola Arnese offre queste sessioni nei suoi momenti liberi per non creare conflitti con altri impegni professionali. Potrebbe essere necessaria una certa flessibilità nella pianificazione.