La legge, una borsa e un sorriso
- Nicola Arnese
- 5 giorni fa
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Credo che l’empatia sia una di quelle cose che non seguano le regole. Non perché le infranga, ma perché le accompagna, come un vecchio amico che parla poco, ma rende il viaggio diverso.
Qualche giorno fa ero su un treno da Antibes a Genova. Il solito panorama costiero, un via vai di persone che salgono e scendono.
Poi, all’improvviso, sono saliti tre giovani poliziotti. Hanno osservato i passeggeri con calma, in modo professionale, finché i loro occhi si sono fermati su un ragazzo. Forse etiope, forse proveniente da un luogo ancora più lontano.
Non sembrava avere più di venticinque anni. Intorno a lui, un silenzio pesante.
Non aveva documenti validi. Solo un foglio, ricevuto in seguito a un controllo precedente: sette giorni per lasciare il paese.
I poliziotti avevano probabilmente la sua stessa età.
Forse ascoltano la stessa musica. Forse hanno sogni nati in terre diverse, Il desiderio di qualcuno che li aspetti a casa, di sentirsi al proprio posto. Ma entrambi, alla fine, cercano solo una vita che non faccia troppa paura al mattino.
Stavano applicando la legge, sì, ma con voce bassa, quasi come se cercassero di non rompere qualcosa già di troppo fragile.
Il ragazzo aveva con sé una sola borsa. Sembrava piena, consunta. Probabilmente conteneva tutto ciò che possedeva.
Vestiti, un telefono, forse una fotografia, una lettera, una speranza, una paura. E in qualche modo, in quella piccola borsa colma, era riuscito a portare anche la presenza e forse il sorriso di quei tre coetanei che l’hanno trattato, prima di tutto, come un essere umano.
In quel fermo immagine, in primo piano: non la legge, non il foglio, neppure la destinazione del treno. Ma il fatto che, anche in un momento in cui una parte aveva il potere e l’altra no, nessuno ha alzato la voce. Nessuno ha umiliato. C’era soltanto presenza, empatia.
Perché conta?
Perché l’empatia non cancella la legge. Le ricorda che è fatta per le persone, non per la carta e i documenti. Non risolve i problemi. Ma li rende un po’ più umani, un po’ meno duri.
E forse è già qualcosa.
In un mondo che tende a irrigidirsi dietro a procedure e regole, riconoscere l’umanità nelle situazioni più scomode può fare la differenza. Se anche tu senti il bisogno di ritrovare più chiarezza o allineamento tra ciò che fai e ciò che sei, il coaching può offrirti uno spazio prezioso di esplorazione e crescita.
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