Chiedere feedback è un atto di coraggio. Ascoltarlo, ancora di più.
- Nicola Arnese
- 23 mag
- Tempo di lettura: 1 min

Non sempre arriva quando lo cerchiamo. Spesso arriva quando meno ce l’aspettiamo.
Uno sguardo. Un silenzio. Una mail che resta senza risposta.
Il feedback non è solo una parola in riunione.
È anche l’aria che si respira dopo una presentazione. È come le persone ti parlano, o non ti parlano, dopo una decisione.
Certo, si può sempre chiedere. Ma non è facile.
Perché, diciamolo, fa un po’ paura.
Paura di sentire cose che non vogliamo sentire. Paura di non essere all’altezza dell’idea che abbiamo di noi stessi.
Eppure, è lì che si cresce.
Quando invece di giustificarti, chiedi: “Puoi spiegarmi meglio?”
Quando invece di chiuderti, dici: “Ci penso, poi ne riparliamo.”
Quando impari a leggere anche ciò che non è stato detto.
Il feedback non è un giudizio finale.
È un invito. A vedere da un’altra angolatura. A migliorare, un dettaglio alla volta.
E forse la cosa più potente è ricordare che non arriva solo dai capi.
A volte, il collega di fianco ha lo sguardo più onesto.
O chi lavora con te tutti i giorni, e ti vede davvero.
Il feedback non sempre fa piacere. Ma quasi sempre fa bene.
Se hai il coraggio di ascoltarlo.
Ascoltare davvero non è mai facile. Ma è da lì che inizia il cambiamento. Il feedback, se lo accogli, diventa una bussola. Scopri come il coaching può aiutarti e valuta la possibilità di entrare in un ciclo pro bono con Nicola Arnese. Le sessioni sono offerte nel tempo libero, per garantire piena compatibilità con altri impegni professionali. Potrebbe essere necessaria una certa flessibilità nella pianificazione.